domenica 1 giugno 2014

Festa dell'Albero (Foto)

Come da programma si è svolta il 10 Maggio la Festa dell'Albero presso la Scuola Media Ugo Foscolo di Poggio Imperiale. Sono intervenute la Dirigente Scolastica Dott.ssa Incoronata di Tullio, le Autorità comunali del paese ovvero Sindaco e Assessore alla Cultura e, soprattutto, loro i ragazzi tutti delle scuole medie del posto.


Particolarmente indovinate le parole della Dirigente Scolastica che ha parlato del recupero dell'ambiente scolastico come mattone fondamentale della didattica. Successivamente sia il Sindaco sia l'Assessore alla Cultura hanno avuto parole di elogio per l'iniziativa, riconoscendo che l'Amministrazione Comunale avrebbe potuto fare di più.
Prima di lasciarvi alla cronistoria fotografica dell'evento, lasciate che autociti le parole che ho composto per l'occasione. Mi sono permesso di mettere in grassetto una parte del discorso che va indirizzato all'Amministrazione Comunale (a questo punto alla Nuova Amministrazione Comunale).

Mi piace iniziare con le parole di una donna, tale Wangari Maathai , che diceva che "Quando si pianta un albero, si pianta il seme della pace e della speranza".
Credo di non offendere nessuna delle presenti, se dico che si tratta di una donna eccezionale. Nata in Kenia nel 1940, si è laureata in biologia nel 1966 (prima donna africana), è diventata professoressa universitaria, attivista per l’ambiente e, cosa non da poco, ha vinto il premio Nobel nel 2004.
Tra le altre cose nel 1977 ha fondato, con le donne delle aree rurali del Kenia, il Green Belt Movement. Questo movimento ha piantato oltre 45 milioni di alberi nella sua Nazione.
Niente male.
Cosa dimostra l’impegno di Wangari Maathai? Credo dimostri che tutti, nel nostro solo apparente piccolo, possiamo fare qualcosa per cambiare in meglio il mondo. Tutti, oltre alle sterili parole, abbiamo la possibilità di fare qualcosa per noi e per quelli che ci seguiranno.

Quando sono stato assegnato a Poggio Imperiale, non ho resistito alla tentazione di dare un’occhiata alla Scuola dove avrei insegnato. A cancelli chiusi, nel pomeriggio, ho visto la scuola e mi è parsa assai bella: aveva l’aria di una scuola moderna, contornata da pini e adagiata in un giardino di ampie proporzioni.
Non nego come vederla da vicino abbia rettificato quell’impressione iniziale ma questa scuola resta comunque un posto oggettivamente magico. Ho maturato la convinzione di farne un posto ancora più gradevole osservando come Google Maps l’abbia immortalata con ragazzi al lavoro nel giardino, qualche anno fa. Mi sembrava di continuare un solco già tracciato da altri professori prima di me.
Debbo dire che la reazione operativa dei ragazzi all’iniziativa mi ha colpito come una carezza diretta, al cuore: è stata straordinaria! In un solo giorno, ricordo, hanno rivoltato zolle, estirpato gramigna, pulito, raccolto cartacce e altri oggetti per qualcosa come 30 metri quadri, letteralmente trasformando ogni centimetro quadrato su cui agivano. Il tutto in uno spirito di fratellanza operativa spesso da libro Cuore. Nei giorni seguenti hanno continuato, in una sorta di gara, eseguendo e discutendo quando gli consigliavo di fare, portando contributi creativi, migliorando quanto fatto, sbagliando come tutti, ma solo a volte.
Perché fare tutto ciò? Io credo fermamente nella scuola partecipata e nel migliore utilizzo degli spazi verdi in generale. Questo tipo di attività, inoltre, sviluppano le capacità progettuali e di espressione di voli ragazzi, rafforzando anche il senso di appartenenza al luogo in cui avete, come gli alberi, le vostre radici.
Il giardino diventa un laboratorio di idee e azioni, in cui si impara ad amare il pezzo del Creato che si chiama Poggio Imperiale, in massima libertà e, perché no?, divertendosi.
Viviamo in un mondo virtuale, in cui i vari Google, Facebook, Vcontakte, Pinterest, Twitter hanno ormai sostituito le tradizionali forme di comunicazione, con i nostri ragazzi che sono “nativi digitali”: è quindi importante, a mio parere, riscoprire i valori legati alla terra, che ci permette di vivere, e alla vegetazione in generale, sia da un punto di vista di antagonismo alla virtualizzazione dei rapporti sia da un punto di vista di riscoperta e valorizzazione dell’ambiente.
Nel senso più puro e bello del termine credo che questo giardino sia assoluta creazione e filiazione di tutti i ragazzi, senza alcuna eccezione, della Foscolo. A essi va il mio personale ringraziamento di cuore.

E ora procediamo con i ringraziamenti a tutti coloro che si sono impegnati per quest’impresa, sperando di dimenticare quanti meno attori possibile.
Un ringraziamento particolare va anche alla Dirigente Scolastica che ha approvato e costantemente incoraggiato le nostre azioni.
Permettermi di ringraziare anche il Signor Comes che, con atto di grande generosità, ha regalato dieci alberi di varie specie. Ricordo ancora il giorno in cui, da perfetto sconosciuto, sono piombato nel suo ufficio e la sua immediata risposta che adesso è qui in mezzo a noi sotto forma di platani, lauri, palme e altre bellissime specie, tutte attecchite con successo. Contiamo tutti noi sui suoi consigli.
Non posso non ringraziare il Signor Mimmo Romano che, con incredibile abnegazione e perizia, partendo da uno schemino fatto su carta del pesce, ci ha fatto dono di una struttura d’ingresso che immagino meravigliosamente ricoperta di gelsomini e buganvillee.
Un ringraziamento particolare va al Signor Francesco Petronzi che, in tempo zero, ci ha procurato i lastroni necessari al completamento dei vialetti.
Un grazie di cuore ai Docenti tutti della Foscolo che hanno sempre incoraggiato tutte le nostre attività, contribuendo con consigli e in solido alle mille esigenze di questo giardino.
Devo anche ringraziare Emanuele e Leonardo, i nostri collaboratori scolastici, che hanno sia tollerato con pazienza gli attentati al loro lavoro causati da scarpe pesanti di terra e profusione d’acqua, rimediando in modo assai solerte. Grazie ancora per la cura costante al nostro giardino.

Debbo anche ringraziare le Autorità Comunali, spronandoli a fare assai di più, soprattutto nell’ottica di sgomberare i restanti spazi da pietrame stile discarica, coltura avanzata di rovi ed erbacce varie, deposito di pali dismessi dell’illuminazione pubblica, autorimessa di trerruote in avanzato stadio di decomposizione, cimitero di banchi defunti e di attrezzature elettroniche obsolete e quant’altro ospitato nel retro di questo Istituto.

Ancora una volta grazie a tutti voi, cari ragazzi: questo non è che un punto di partenza. La mia preoccupazione è stata di facilitare la creazione di una massa critica che, indipendentemente da chi potrà seguirmi, serva di sprone a traguardi sempre più alti e magici.
Ora tocca a voi.

E adesso le foto dell'evento, catturate dall'occhio del Prof. Fiorentino:







































































































































































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